martedì 5 gennaio 2016

Guerre di religione

Negli oltre trentanni in cui cattolici e protestanti si sono scannati in Irlanda del Nord (1972-2005) vè mai stato qualcuno che abbia tentato di spiegarci quel conflitto come una disputa teologica sugli effetti della Grazia? Quando, ad esempio, lIra fece 28 morti e 36 feriti con unautobomba a Omagh – era il 1998, praticamente laltrieri – vi fu chi rubricò la strage come ennesimo capitolo di una guerra di religione? Macché, il coro fu unanime: si trattava di un attentato terroristico, lennesimo attentato ad opera di un movimento armato che rivendicava lindipendenza dellIrlanda del Nord dal giogo del Regno Unito. E il fatto che questo movimento si dichiarasse cattolico? Del tutto strumentale, non v’era dubbio. Per meglio dire, qualche dubbio poteva anche esservi: in prigione perché pesantemente indiziato di aver compiuto un attentato, un membro dellIra come Bobby Sands non aveva ricevuto un rosario mandatogli dal Papa? Ma no, la religione rimaneva un elemento tutto sovrastrutturale allo scontro tra unionisti ed indipendentisti, i terroristi dellIra ne facevano il paravento dietro il quale si battevano per una posta in gioco che era tutta politica. E il fatto che gran parte dei loro attentati cadessero in date dichiaratamente evocatrici dei più salienti episodi delle guerre di religione del XVII secolo? Un tentativo di accreditarsi come i discendenti della nobile schiatta di martiri cattolici immolatisi per strappare lIrlanda all’eresia anglicana. Ma era religiosa la posta in gioco per la quale tra il 1641 e il 1653 persero la vita più di 20.000 indipendentisti e quasi 15.000 unionisti? Gli storici dissentono.  
Come andava affrontata, dunque, la notizia della strage di Omagh, nel 1998? Prendiamo dallemeroteca un giornale a caso.

Il Foglio, 18 agosto 1998 - pag. 1

Sette righe, nessun riferimento alla matrice cattolica del gruppo terrorista, nessun articolo di approfondimento sulla relazione tra fede e violenza, e sì che la storia del cristianesimo è sempre stata un mattatoio a cielo aperto. La religione non era in discussione, punto. Strumentale era l’uso che ne facevano i terroristi, strumentale sarebbe stato riconoscergliene la legittimità. 

Veniamo alloggi, a quella che, quando non è spacciata come guerra di religione che l’islam avrebbe dichiarato all’occidente giudaico-cristiano, ci si accontenta di spacciare come conflitto tra sciiti e sunniti. Prendiamo un giornale a caso dalla mazzetta.
Il Foglio, 5 gennaio 2016 - pag. 4
Sciiti contro sunniti, ma, sia chiaro, in quanto sciiti e sunniti, e cioè rappresentanti di due correnti religiose che in seno all’islam sono da sempre irriducibili: Iran e Arabia Saudita sono ai ferri corti per la vexata quaestio tra imamato e califfato, mica per il controllo dell’area mediorientaleÈ guerra di religione, signora mia, poco importa se dall’islam – tutto – in guerra contro l’occidente giudaico-cristiano passiamo in un battibaleno a due pezzi d’islam in guerra l’uno contro l’altro. 

   

5 commenti:

  1. «Un giornale a caso»: nell'ultima parola è richiesto uno scambio consonantico con geminazione.

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  2. e sì che sulla faccenda di sciti e sunniti, delle velleità egemoniche dell'Iran sui suoi vicini occidentali e su tutto il Medio Oriente ci sarebbe da rifarsi su su fino a Ciro il Grande, con sfoggio di quell'erudizione libresca di chi ha studiato parecchio al classico e poi si è scordato come si fa, che a quelli del Foglio in genere piace tanto

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  3. Si delle guerre delle religioni di casa nostra poco si parla, come dei loro santi:

    http://www.olivierobeha.it/primopiano/2016/01/che-cosa-resta-di-madre-teresa

    Franco Tremul

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  4. Se mettiamo un attimo da parte la pur forte componente etnica, è un po' quello che successe con le guerre nell'ex Jugoslavia dal '91 in poi: finché si scannavo serbi ortodossi e croati cattolici, lo scontro religioso difficilmente veniva evocato (anzi, io non ricordo se ne sia mai scritto o parlato seriamente); quando - si badi bene, per gli stessi motivi - toccò alla Bosnia ed Erzegovina, più di qualcuno qui addirittura si invaghì delle retoriche criminali anti islamiche di Karadzic, Milosevic e Tudjman. Coi risultati che sappiamo.

    P.s. Bentornato, dottor Castaldi.

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