giovedì 12 marzo 2015

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Se la generalizzazione è quello strumento della conoscenza del reale che sfrutta la funzione del cosiddetto attenuatore di varietà per semplificare e velocizzare il processo cognitivo ma per dare risultati spesso assai insoddisfacenti e talvolta tragici, c’è una condizione del reale che ha in sé un intrinseco attenuatore di varietà che fa della generalizzazione lo strumento più efficace a coglierla, e questo è il caso, sempre tragico, in cui la varietà si pone a ostacolo della necessità di semplificare e velocizzare la costruzione della norma che si ritenga necessario informi il reale. Accade quando il reale pone un problema di difficile soluzione, con la tentazione di trovarla nella ridefinizione del problema, adeguandolo a una soluzione già pronta, considerata quella buona per ogni problema, e che si è soliti chiamare «soluzione di forza», dove la «forza» non è quella che risolve il problema, ma quella che impone come migliore soluzione quella di ridefinirlo, per lo più eludendone il senso, poco importa se in buona o in cattiva fede, per mera ignoranza o per disonestà intellettuale. Quando questa «forza» risulti efficace, il cosiddetto attenuatore di varietà avrà per tempo avuto effetti su quanti si saranno persuasi che questa sia la migliore soluzione: la generalizzazione sarà nei fatti, non nel processo cognitivo che li prende a oggetto. Ecco perché è possibile generalizzare, e dire, senza far loro alcun torto, che, al netto della faccia più o meno di cazzo, i renziani sono tutti uguali: in essi la «soluzione di forza» non è tanto agente, ma agita. Presto ancora, invece, per dire renziana la stagione politica che attraversiamo: sarebbe una generalizzazione, che tuttavia potrebbe realizzarsi nei fatti, se entrasse a regime l’attenuatore di varietà ancora in fase di collaudo.  

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