domenica 9 marzo 2014

San Girolamo che estrae la spina dalla zampa del leone



Il San Girolamo che estrae la spina dalla zampa del leone che più mi piace tra quelli che conosco è di Defendente Ferrari, un piemontese che visse tra Quattrocento e Cinquecento e del quale ci sono rimaste solo due dozzine di dipinti di certa attribuzione e scarsissime informazioni biografiche. Pittura non eccelsa, in realtà, tanto meno nel caso di questo San Girolamo, che è forse fra le sue cose peggiori, a cominciare dalla scarsa padronanza nel trattare la prospettiva, per non parlare dell’incongrua ombreggiatura. E tuttavia il dipinto ha un elemento che lo rende notevole anche al confronto con quelli sullo stesso tema per mano di due giganti come il van der Wayden e il Pinturicchio: il leone del Ferrari, che pure ha posa innaturale, anatomia da stemma araldico,  improbabile criniera, ha espressione umana. Quegli occhi volti al cielo sono una trovata di grande effetto, antromorfizzano il bestione fino al tratteggio psicologico: si riesce a stare nella sua pelle, si sente quanto soffra, poverino, quanto gli costi star lì a farsi specillare la zampa, al punto che par quasi di sentirne il suo sordo mugolio a fauci serrate. Un piccolo miracolo di pathos, direi. Tanto più sorprendente, forse, proprio perché tutto intorno è crosta.
Così leggendo Il Foglio di sabato 8 marzo: il solito quadretto da due soldi, ma al centro un bel bestione sofferente, e che spina. Non proprio un sordo mugolio a fauci serrate, ma insomma... 

«È difficile parlare della realtà umana, di noi, della mezza o intera verità che esprimiamo nella nostra vita, nella scrittura, nella letteratura, nel pensiero di Dio e nelle sue eventuali conseguenze morali. La struttura del peccato è obsoleta. Nessuno bada più alle faccende che implicano questioni come la generazione, il futuro, la stabilità e il senso del mondo. Non fanno parte dell’agenda digitale, non entrano nei programmi dei governi e delle opposizioni… I figli senza babbo né mamma, o con uno dei due se va bene, sono un non-problema, che tra l’altro adesso si potrà risolvere con le adozioni in famiglia di babbo e babbo, di mamma e mamma… Fino a ieri era cosa da combattere in Zapatero, nella movida europea, nelle intemerate dell’Onu, in qualche facoltà decostruzionista di gender studies, in legislazioni eutanasiche o eugenetiche demenziali, ma pur sempre prodotte da stracci di parlamenti, buone per chiedere il consenso a un bambino per la sua uccisione con la stessa disinvoltura con cui si chiede a Elton John il consenso per un’adozione sua e del suo compagno-marito. Ora è diverso. Ora c’entra il papa in persona, nella sua penitudo potestatis, non so se mi spiego, lui che è vestito di bianco per ragioni serie, non solo liturgiche. Che rappresenta o dovrebbe rappresentare l’innocenza o l’aspirazione all’innocenza del desiderio. Ora in tutte le sue forme la colpa è diventata interpretazione. Voglio dunque posso. Faccio liberamente. Vade retro chi è sul mio cammino. Lapidate i lapidatori. Il nostro superomismo ginnasiale e nichilista ha ormai dalla sua un atteggiamento di benevolenza, di tenerezza, che proviene dalla cattedra più alta dello spirito, roba che si può finalmente santificare in quaresima... La pillola abortiva è già arrivata nell’emporio della democrazia riproduttiva, i futuri penitenti la possono ordinare per eBay o ti viene porta (venduta) in una regione meravigliosa, la Toscana, dove abolirono un tempo la pena di morte. Tutto si può fare quel che si può fare. E la facoltà etica di farlo non è più in discussione. Questo è il fatto, Ratzinger dixit e previde. Ora ai fatti bisogna conformarsi. Un papa ha dovuto abdicare, e lo ha fatto con entusiasmo profetico nonostante la sua stanchezza, e anche noi dobbiamo su queste cose abdicare…».

E manco un San Girolamo a levargli la spina dalla zampa, poverino. Un papista senza papa, ahi.


4 commenti:

  1. " Vestito di bianco per ragioni serie "
    Mi vien da ridere.

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    1. Vabbe', ha ragione: prendi Pulcinella, per esempio, o il Fantasma Formaggino.

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  2. Più che altro, un Leone Svicolone.
    Sorbole.
    LB

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  3. Gratta-gratta,
    sotto la patina di giornale d'opinione:
    trolling e prontuario di trolling.

    Gratta ancora:
    degli approntuati stessi
    elefantiaca trollata.

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