martedì 11 febbraio 2014

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A me pare che non ci sia proprio alcun dubbio sul fatto che Napolitano abbia esorbitato in più di un’occasione dal ruolo che la Carta assegna al Presidente della Repubblica. Se poi la cosa abbia gli estremi del reato di attentato alla Costituzione, non saprei dire, né la questione riesce ad appassionarmi. Quello che solleva in me un certo interesse, invece, è il fatto che tra chi lo difende dalle accuse di aver giocato un ruolo che non gli competeva ci siano persone che stimo per la loro onestà intellettuale e tuttavia negano l’evidenza. Potrebbero trovargli mille attenuanti, dire che si è assunto l’onere di colmare il pericoloso vuoto di potere che in questi ultimi anni si è prospettato in molti frangenti, che in fondo per il Quirinale, e da sempre, è sempre valsa una Costituzione materiale un po’ più larga di quella formale, che sarà pur venuto meno all’imperturbabilità dell’arbitro ma sempre in nome di quanto in buona sostanza era il superiore interesse dello Stato. E invece no, niente di tutto questo, si limitano a negare l’evidenza. Anche abbastanza infervorati, devo dire. Ci ricavano figura assai migliore di chi chiede per Napolitano quello che impropriamente è detto impeachment sulla base di accuse risibili come l’aver avuto un ruolo nella cosiddetta trattativa Stato-Mafia o, peggio, di aver tramato per ottenere il secondo mandato o, peggio ancora, anche solo di averlo accettato. E tuttavia mi pare che anch’essi, certo in misura di gran lunga minore, certo con un aplomb di cui gli assaltatori del Quirinale sono del tutto privi, siano mossi da un umore partigiano, che in qualche modo autorizza l’opposta fazione a parlare di un Partito del Presidente, strumento metà politico e metà mediatico di cui Napolitano si sarebbe servito per compiere le sue subdole mosse. Passi per quanti, a torto o a ragione, lo hanno sentito, lo sentono e probabilmente lo sentiranno sempre come «uno dei nostri», qualunque cosa dica o faccia. Passi per chi dalle scelte di Napolitano ha tratto qualche vantaggio o conta di trarne. Passi anche per chi considera intoccabile il Quirinale, chiunque ci sia dentro, qualunque cosa faccia. Ma gli altri? Hanno sotto gli occhi le prove indiscutibili di un attivismo che da mesi e mesi detta modi e tempi alla politica, del continuo venir meno a star sopra le parti, come d’altronde era in premessa all’accettare il secondo mandato sub condicione di poter dare indirizzo a Governo e a Parlamento: come possono negarlo?       

5 commenti:

  1. "Passi per quanti, a torto o a ragione, lo hanno sentito, lo sentono e probabilmente lo sentiranno sempre come «uno dei nostri», qualunque cosa dica o faccia. Passi per chi dalle scelte di Napolitano ha tratto qualche vantaggio o conta di trarne. Passi anche per chi considera intoccabile il Quirinale, chiunque ci sia dentro, qualunque cosa faccia. Ma gli altri?"

    Mi scusi, ma perchè, tolti quelli chi ci rimane?

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  2. art. 92 della Costituzione della Repubblica Italiana

    "Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei ministri.

    Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri."

    Non il parlamento, non l'elettorato, non i partiti, l'Europa, o i costituzionalisti, decidono chi è il Presidente del Consiglio. E' una decisione che la costituzione attribuisce in termini assoluti e privi di qualunque vincolo o limitazione al Presidente della Repubblica.

    Se non si vuole stare alla lettera della costituzione (ma perché poi?), ebbene anche per prassi consultazioni non ufficiali per possibili alternative a governi in carica sono state fatte e ripetute in diverse occasioni (vedansi governi Goria e Forlani, e la mancata "staffetta" Craxi-De Mita per fare un paio di esempi).

    Non ho un grande apprezzamento per Napolitano, ne come parlamentare del PCI, ne, ancor meno, come Presidente della Repubblica, ma, su questo ha ragione, il "caso" di questi giorni non ha veramente nessun motivo di essere un caso: Napolitano ha esercitato poteri che gli spettano, ne più ne meno. Per chi conosce un minimo la propria legge fondamentale, che questo sia "complotto" è davvero "fumo, solo fumo".

    A mio modesto parere, i tanti che si aspettano dal Presidente della Repubblica una figura che si limiti ad avvallare decisioni altrui, o non hanno letto la costituzione, o non l'hanno capita. Sempre che siano in buona fede, si intende...

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  3. Per rispondere a Malvino:
    credo di aver letto o sentito qualcuno - che sia stato Travaglio? - parlare di sindrome di Stoccolma. Potrebbe essere la componente mancante.

    All'anonimo de secondo commento:
    da un lato pare anche a me ridicolo immaginare che Napolitano si svegli una mattina di novembre e dia l'incarico a Monti, dacché è ovvio che ci pensava e ne parlava da tempo. Si poteva non essere d'accordo, il che è legittimo, ma fare questa cagnara per le ultime "rivelazioni" sfiora il grottesco.

    D'altro canto, io distinguerei potere da dovere (o prerogativa): a mio avviso il presidente della Repubblica non esercita un potere nel vero senso della parola quando nomina un presidente del Consiglio dei ministri. Il potere fattuale, di vita e di morte dell'Esecutivo, ha sede in Parlamento (sono pochissimi i "pieni poteri" riconosciuti al Capo dello Stato, il potere di grazia un esempio).
    A ben vedere, Napolitano avrebbe ben potuto nominare uno dei propri figli Presidente del Consiglio se avesse il "potere" di nominarlo (indico i figli a solo titolo esemplificativo, potrei sostituirmi iostesso nell'esempio). Non lo ha fatto perché non ne ha il potere.

    Il problema casomai è politico e istituzionale più che costituzionale: il Presidente della Repubblica ha tratto vantaggio e approfittato della debolezza del Parlamento per imporre alcuni suoi desiderata (squisitamente politici). Si è comportato, e continua a comportarsi come l'insegnate che all'alunno sfaticato, invece che mettere cattivi voti o note, svolge i suoi compiti per poi mettergli (cioè mettersi) alcuni dieci: pretendendo che questo aiuti il suo alunno e riempia di lustro l'insegnante.

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  4. "Ma gli altri?", si chiede qui l'Autore, solleticando la curiosità di più d'uno. "E chi altri resta?" fuor di quelli già discussi ed esclusi dall'Autore, si chiede qui marmando. Bordin, rispondo io.

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