sabato 14 dicembre 2013

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Come all’enologo è necessario il dizionario dei sinonimi per spiegarci se quel tal punto di dolcezza di un passito sia tiepido o malleabile, affettuoso o mite, tenero o gradito, e se la sua fermezza si dia in perseveranza o risolutezza, in solidità o tenacia, in stabilità o decisione, ed eviterei di entrare in merito al colore sennò l’elenco dei possibili gialli mi prende tutta la pagina, così a Bergoglio è indispensabile il dizionario analogico, perché non c’è omelia che faccia eccezione: piglia un lemma – chessò, peccato – lo sfiletta nei suoi figurati (colpa, mancanza, macchia, offesa, ecc.), li impana nelle relative azioni (commettere, soccombere, scivolare, cadere, ecc.), li frigge e li spadella in una sprolunga, accostandoli al contorno degli attori (l’accidioso, l’ipocrita, l’egoista, l’avido, ecc.) che in precedenza ha messo da parte a scolare, dopo averli stufati a vapore. Ricetta sempre eguale, uno schema da predicatore compulsivo, e l’olio di frittura non cambia mai, sicché da Santa Marta comincia a levarsi il cattivo odore che viene via dalle porte scorrevoli delle rosticcerie nelle ore di punta, che tuttavia manda in sollucchero i boccaloni. Più che all’Unto, siamo al bisunto.  

2 commenti:

  1. Scopro con piacere che finalmente hai trovato una prima chiave per occuparti anche di lui. Se insisti vedrai che non è vero che non possa dare soddisfazione come il predecessore.

    Volevo chiederti: come si può chiamare la figura retorica, o artificio dialettico usata o usato quando esordì con un "non abbiate paura della tenerezza"? Ricordo che ad uno stretto conoscente che aveva dimostrato di apprezzare feci (un po' ironicamente) notare che io tendo ad avere paura del cinismo e della brutalità più che della tenerezza. Il problema che riscontrerai in questi casi è che la tua sottile ironia verrà letta e quindi liquidata come gradito tratteggio comico, più che come genuino sarcasmo che mette a nudo il re.

    Questo è solo uno degli esempi che mi hanno convinto che squarciare il velo nel criticare papa Francesco sia davvero molto difficile: c'è il rischio che i credenti (quelli progressisti a cui hai sempre rinfacciato il conservatorismo e cinismo della Chiesa e che non ti davano del tutto torto, da protestanti non dichiarati quali erano) e in non credenti (quelli che "evviva Gesù ed evviva Francesco d'Assisi, in fondo il quarzo è anche trascendenza") non colgano nemmeno alla lontana la fondatezza dei tuoi appunti e prendano la tua posizione come un partito preso. Io per ora ho rinunciato, in attesa di raccogliere altri elementi, forse perché in fondo nel frattempo mi basta sapere che Francesco confermi che Benedetto era un eretico e viceversa, e osservare la naturalezza dell'ennesimo contraddire sé stesso del credente. Tuttavia il problema è reale e dovrebbe stimolarci come una sfida degna di tale nome, invece che farci tirare i remi in barca: spiegare ai credenti progressisti, da altruista solidale, perché si ritiene Francesco comunque "un altro papa", è compito davvero così arduo per me? O sono io che mi scopro non all'altezza?

    Per chiarire da dove vengo: io sono personalmente soddisfatto che Francesco abbia sostituito Benedetto, sono sufficientemente "pratico" da considerarlo un passaggio utile alla collettività, anche se sono convinto che quasi certamente la sua stagione finirà con lui. Ciò non toglie che questa mia posizione non conviva con alcuna forma di entusiasmo e ciò andrebbe debitamente argomentato.

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    1. Bel commento. Cercherò di risponderti commentando l'intervista di Tornielli su La Stampa di domenica 15 dicembre.

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