martedì 20 marzo 2012

Bagattelle

«Via la Divina Commedia dalle scuole» è del 6 gennaio. L’appello «al Ministro della Pubblica Istruzione, ai Rabbini e ai Presidi delle scuole ebraiche, islamiche ed altre di espungere la Divina Commedia dai programmi scolastici ministeriali o almeno di inserire i necessari commenti e chiarimenti» non ottiene altro che «un certo numero di risposte critiche, alcune di queste volgari, piene di insulti e prive di contenuto, altre garbate e più articolate», alle quali arriva «Una risposta ai lettori della Divina Commedia», il 29 gennaio.
Prima di un articolo a firma di Anna Maria Brogi su Avvenire, che è del 12 marzo, non sono riuscito a trovare traccia di dibattito sulla questione sollevata da Gerush92: nulla tra il 6 e il 29 gennaio, nulla fino al 12 marzo. Il 13 marzo l’articolo è ripreso dal Corriere della Sera e solo allora, a due mesi dal lampo, s’ode il tuono: ad oggi, interrogando Google su “Gerush92+Dante”, si ottengono oltre 250 pagine, nessuna in data antecedente al 13 marzo. Mi domando se la questione sia stata sollevata da Gerush92 o da Avvenire o dal Corriere della Sera.
Mi pongo anche un’altra domanda. Non ho trovato neanche un commento favorevole all’iniziativa di Gerush92 e anch’io ritengo che si tratti di una proposta delirante. Proprio perciò chiedo: se a Dante Alighieri non possiamo rinfacciare il suo antisemitismo, perché continuiamo a rinfacciarlo a Louis-Ferdinand Céline? 

24 commenti:

  1. Di getto mi viene in mente che l'Alighieri è vissuto un 700 anni fa, Céline meno di 100, e si sa che il tempo porta a perdonare.
    Aggiungerei che Dante ha un significato particolare per la lingua italiana, che non mi risulta che abbia Céline.
    Continuerei dicendo che sono personalmente disposto a perdonare idee balorde a uno scrittore se le sue opere sono di valore e soprattutto se non sono esclusivamente o eccessivamente funzionali alla propugnazione di tali idee balorde.
    Concludo dicendo che non ho mai letto Céline e che non prevedo di farlo.

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    1. faresti bene a leggerlo, è uno sporco razzista, ma un grande scrittore

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    2. "Che cosa infatti di più iniquo per gli uomini dell’odiare una cosa che ignorano, anche se è meritevole di odio?"
      (Tertulliano)

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    3. @unkle
      Da dove si evince odio da parte mia nei confronti di Céline?
      Da quello che leggo si evince odio da parte di Céline nei confronti degli ebrei. Mi vuol dire che era odio nei confronti di qualcosa di conosciuto e pertanto giustificato?

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  2. @il nano
    viaggio al termine della notte, semplicemente, VA letto, ci sta dentro tutto l'uomo del '900
    @malvino
    Cèline, come Bardamu, andava semplicemente dove conveniva di più, quindi anche con Vichy. E il perdono è roba da cattolici, suvvia.

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  3. "All'esterno mostravano una splendida figura, covando nel loro interno il loro cupo pensiero reale"

    (Dante Alighieri, Inferno - Canto ventitreesimo)

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    1. "Per il popolo un Ebreo è «un uomo come un altro»…questa spiegazione lo convince al cento per cento…i caratteri fisici, morali, dell’Ebreo, il suo infinito arsenale di astuzie, cautele, piaggerie, la sua avidità delirante… la sua prodigiosa slealtà… il suo razzismo implacabile… il suo strabiliante potere di menzogna, assolutamente spontaneo, di una faccia tosta mostruosa… l’Ariano li ingoia ogni volta… li subisce in pieno, fino a dissolversi, sparire, creare, senza chiedersi un solo istante quel che gli capitando…cosa succede?...che razza di musica?... Crepa come ha vissuto, mai disingannato, cornuto fino in fondo"

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  4. La ringrazio per aver dato forma alle obiezioni che avevo dato per scontate, ma il fatto è che non riesco a ritenerle valide: mi pare risentano di quel senso comune che mima il buon senso.
    "Il tempo porta a perdonare", è vero, ma il biasimo morale che va alla tratta degli schiavi oggi non risparmia chi la praticava anche molti secoli fa e non mi pare trovi condanna più mite per chi la praticava fino a 150 anni fa: non riscontro significative differenze di giudizio morale tra i conquistadores spagnoli e i proprietari di piantagioni di cotone degli Stati del Sud, gli uni e gli altri trovano identica condanna. Ribadisco: parlo di giudizio morale. Sul piano storico, infatti, la tratta degli schiavi e l'antisemitismo vanno analizzati come fenomeni, cercando spiegazioni. Poi, certo, le spiegazioni possono diventare giustificazioni, ma, per quanto attiene all'antisemitismo, il clima storico e culturale in cui era immerso l'Alighieri non era ostile ai ebrei meno di quanto lo fosse quello in cui era immerso Céline.
    Ancora più debole, sul piano logico, mi pare l'attenuante posta dall'importanza dell'Alighieri per la lingua italiana rispetto a quella di Céline per la lingua francese, ma non ne nego l'efficacia. Quando si riteneva (erroneamente, come si scoprì solo molto tempo dopo) che Rimbaud avesse fatto commercio di schiavi, si chiudeva volentieri un occhio sulla cosa: era pur sempre il grande Rimbaud.
    Del tutto fuori traccia, invece, ritengo l'obiezione relativa al fatto che le opere di Cèline siano "funzionali alla propugnazione" dell'antisemitismo: non è affatto così, anzi, ci fu chi lesse Bagattelles pour un massacre come un esercizio di provocazione letteraria (Gide). In realtà, per Céline, l'antisemitismo fu solo il collettore di tutte le altre sue rabbie: contro la borghesia, contro il comunismo, ecc.
    Male che non abbia mai letto Céline, peggio che non abbia intenzione di farlo, liquidandolo con un pregiudizio. Detto da chi ritiene che l'antisemitismo sia roba schifosa, suo

    L.C.

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    1. Però Rimbaud si mise a commerciare schiavi DOPO aver scritto poesie e dopo aver smesso di farlo. Piuttosto nel caso di Céline farei il parallelo con Heidegger o Carl Schmitt, che appoggiarono apertamente il nazismo (sia pure in maniera e misura diversa) e che pure hanno tanti cultori anche tra intellettuali o lettori "di sinistra". Hanno accettato, o tollerato, o forse approvato (non lo sappiamo con certezza) le violenze anti-ebraiche dei loro tempi e questo due secoli dopo che l'illuminismo (o Kant, tanto stimato da Heidegger) aveva sostenuto l'uguaglianza tra gli uomini e aveva denunciato l'odio religioso (ricordo che l'antisemitismo nasce in primis per ragioni religiose: gli ebrei sono visti come "gli assassini di Cristo").
      Diverso il caso di Dante: il suo antisemitismo (come anche il suo anti-islamismo) è appunto quello cattolico di cui è impregnata tutta la cultura del suo tempo (quella in cui dovremmo riconoscere acriticamente le nostre radici, secondo i neoguelfi di oggidì). Mentre Heidegger, Céline o Schmitt rinnegano decisamente l'eredità umanista, illuminista e liberale, Dante è semplicemente figlio del suo tempo. Possiamo quindi condannare le idee del suo tempo, ma non considerarlo responsabile personalmente. Nel caso di Céline ecc., invece, siamo in presenza di scelte consapevoli a favore di certe idee e ideologie pur nella possibilità di sceglierne altre di opposta natura: preferiscono l'antisemitismo e la destra razzista alla tradizione umanista, illuminista e liberale, ripeto. Mi sembra che questo sia un fattore da tenere in conto quando si giudica la persona. Poi, per quanto riguarda il giudizio sull'opera (e quindi sull'antisemitismo della Commedia), che dovremmo dire riguardo i libri sacri delle persone che si sentono offese, ossia dell'Antico Testamento e del Corano, che pullulano di inviti all'odio religioso, al massacro degli infedeli, di esortazioni alla purezza razziale ecc.? Insomma, il bue dà di cornuto all'asino.
      Ossequi
      Alessandro

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    2. La faccenda mi sembra decisamente più complessa, e credo che il padrone di casa sia d'accordo: orrori come l'antisemitismo o l'appoggio alla schiavitù sono onnipresenti nella storia europea, anche dove meno uno se lo aspetterebbe.
      Per esempio, che dire di Locke, padre nobile di ogni pensiero liberale, che derivava la legittimazione della schiavitù dalle stesse premesse da cui faceva discendere la libertà individuale? O di Kant, altro patrono dell'illuminismo, le cui pagine della Religione entro i limiti della sola ragione trasudano antisemitismo, o addirittura di Marx, che nella sua gioventù da liberale renano, scriveva sulla questione ebraica mettendoci in mezzo un bel po' di monnezza antisemita. Cito questi filosofi, e potrei ricordarne molti altri, perché in questo caso le opinioni sono difficilmente separabili dal resto delle loro elaborazioni teoriche, fino a poterle mettere radicalmente in discussione.
      Ora, io credo che il discrimine sia relativamente semplice: si tratta di capire quanto sia profondo questo intreccio, e quanto determinante per gli altri risultati della teoria. Ad esempio, si può dire che la giustificazione lockiana dello schiavismo sia resa per lo meno possibile (anche se certamente non necessaria) dalla sua concezione della libertà dell'individuo come sovranità su ciò che è proprio, e dunque in ultima analisi sulla proprietà, mentre la teoria kantiana della perfettibilità asintotica dell'uomo in una comunità etica sia senz'altro di origine luterana, ma che le sue incrostazioni antisemite siano del tutto estrinseche.
      Allo stesso modo, credo sii possa rispondere nel caso Dante vs. Celine: alla visione del mondo del primo appartiene senz'altro l'antisemitismo, ma in maniera sostanzialmente accessoria, un po' come ne poteva far parte la concezione tolemaica dell'universo, vale a dire un elemento presente ma non peculiare. Celine, con tutto il bene che gli si può volere, è in tutta la sua opera l'Idealtypus del fascionichilista, con tutto il portato antiborghese, antiliberale, antidemocratico e antisemita che ne ne deriva.
      PS: non posso metterci la mano sul fuoco per quanto riguarda Schmitt, ma sono certo che in nessun'opera heideggeriana tra quelle che ho letto (e ne ho letta qualcuna) vi sia una sola riga antisemita. Il nostro è stato convintamente nazista, è sempre stato reazionario e "irrazionalista", ma non ha mai detto, né fatto, nulla contro gli ebrei e, anche se ha tratto i suoi bravi vantaggi accademici dall'epurazione dei professori ebrei, ha comunque mantenuto la dedica di Essere e tempo a Husserl anche in tempi in cui non era esattamente comodo farlo.

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    3. E' un onore per me essere, seppure ironicamente, ringraziato da Malvino in persona.
      Vorrei farle notare però qualcosa di fuori luogo nella sua risposta:
      Innanzitutto lei ignora la mia considerazione finale, cioè che un artista va giudicato in primis per il valore delle sue opere. Personalmente ammiro scrittori che professavano idee lontane dalle mie. Vorrei vedere chi non troverebbe ripugnanti le idee di tutti i classici greci e latini in merito di schiavitù e di tutta la letteratura medievale per l'antisemitismo e l'antiislamismo (che pare fare meno presa...)
      Infine lei liquida la mia frase "nè prevedo di leggerlo" come dettata da un pregiudizio. Errato, forse da scarsa cultura, fatto sta che ognuno di noi ha risorse intellettuali e temporali limitate per le quali progetta di leggere o menocerte cose a discapito di altre. Céline è forse per lei imprescindibile, per me non lo è. Sbagliato? Può darsi, ma non sarebbe il primo scrittore "imprescindibile" che mi causa noia mortale quando non fastidio.
      (vorrei ancora far notare che Céline ha avuto la pessima scelta di tempo o se vogliamo la sfortuna di essere antisemita in un'epoca in cui gli ebrei sono stati liquidati a milioni invece che a centinaia come avveniva ai tempi di Dante, ma non ne faccio una questione numerica)

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    4. Non ero ironico: la ringraziavo per aver reso esplicite le obiezioni implicite alla questione da me posta. La ringrazio anche per questo commento, anche stavolta senza alcuna ironia, perché mi è di ulteriore aiuto nell'argomentare ciò che dicevo prima sul senso comune e sul buon senso. Lei sostiene, infatti, che un artista debba essere giudicato in primis per il valore delle sue opere. Bene, lo penso anch'io, tutt'è capire chi e perché decide il valore delle sue opere, quanto e se nel deciderlo pesino pregiudizi attinenti alla sua biografia, al suo credo, ai suoi vizi, ecc. Penso che con Céline i pregiudizi abbiano un peso determinante nel liquidarlo come fastidioso, mentre con l'Alighieri accade il contrario. Francamente, invece, non capisco la sua ultima considerazione: dice di non volerne fare una "questione numerica", ma tiene a sottolineare che ai tempi dell'Alighieri di ebrei se ne facevano fuori a centinaia e ai tempi di Céline a milioni e afferma che il secondo ha avuto la maldestrezza di essere antisemita nel momento sbagliato. Ho capito bene? E non è "questione numerica"?

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    5. Direi che ciascuno di noi decide il valore delle opere di un artista, quando e se ne leggiamo le opere.
      Il fatto di non leggere uno scrittore è quasi sempre influenzato, in maniera più o meno pesante, da qualche forma di pregiudizio. Magari qualcuno ritiene un certo scrittore "troppo commerciale", magari pensa che un altro scrittore tratti argomenti che lo interessano poco, magari pensando di avere una sensibilità troppo distante dalla sua esclude un altro scrittore ancora. Fatto sta che ciascuno di noi ha il tempo contingentato (da neopapà ne sa ben qualcosa) e che ciascuno deve escludere un Céline un altro scrittore dalle proprie letture. Personalmente ho altre priorità, al momento, oltre a pochissimo tempo per leggere.
      Sì, mi sono espresso maldestramente (infatti nell'incertezza ho scritto fra parentesi), ma quello che intendevo dire è proprio che Céline ha avuto la pessima scelta di tempo di essere antisemita contemporaneamente al più grande e forse unico progetto di eliminare "i giudei" dalla faccia della terra. Non è poco.

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  5. La cliente elle s'émoustille dans le trésor des tessons

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  6. Dante è venuto prima, Céline durante e dopo. E a scanso d'equivoci adoro Céline.

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  7. Secondo me non è possibile un confronto così immediato, perché in Céline appartiene al nostro tempo, Dante no, tantovero che la Commedia è impregnata di filosofia alto-medioevale ignorando la quale buona parte del poema risulta incomprensibile. Lo stesso non si può dire per Céline, a noi molto pià prossimo: nel primo caso occorre una vera e propria "ricalibrazione culturale" per entrare in sintonia con l'opera, segno evidente che la distanza deforma la prospettiva. Assolvere o condannare (ammesso che abbiano senso questi termini) sulla base dei nostri standard morali uomini vissuti quasi un millennio prima di noi distorce inevitabilmente le conclusioni. Visto che non credo neppure che abbia senso immaginare un me stesso ai tempi di Dante, non sono per nulla sicuro che se fossi vissuto nell'Italia comunale del Duecento avrei avuto la libertà intellettuale che mi posso permettere nel terzo millennio. Forse sarei stato un nemico del "popolo deicida", forse no, magari non sarei neppure stato in grado di pormi il problema dal punto di vista intellettuale.
    Fermo restando che il Voyage e la Mort à crédit non sono le Bagattelles e neppure L’École des cadavres (e che questi ultimi non sono il Mein Kampf neppure dal punto di vista stilistico!) è indubbio che è più facile trovare un antisemita nutrito di questi testi che non dalla Commedia (anche perché mi riesce difficile immaginare una testa rasata o un Ciarrapico che compulsano Dante).
    Se Cèline fosse stato un semplice pamphletista antisemita stile "La Libre Parole" non avremmo problemi a condannarlo, e magari non ci chiederemmo "perché Dante si e Drumont no" o sbaglio ?
    Saluti

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  8. Perché l'antisemitismo di Dante è quello cattolico. Mentre l'antisemitismo di Céline è laico.

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  9. Da baruda.net
    Non ho paura a dirlo, non ho paura a dire che quando i miei occhi in Palestina (tondi tondi 10 anni fa) leggevano sui muri dei Territori Occupati “Gas the arab” “death to all arabs” o cose simili ho avuto quella chiara sensazione di vivere in prima persona qualcosa che pensavo parte della storia.
    I rastrellamenti di Nablus o di Gaza sono molto simili a quelli di Varsavia, ma se lo dici sei tacciato di antisemitismo.

    Non si parla di altro e non c’è accusa più sterile e facile da lanciare contro chi ha a cuore il popolo palestinese (come qualunque altro sotto occupazione militare, apartheid e costretto a 60 anni di fuga e diaspora), contro chi lotta per l’autodeterminazione di un popolo che vive in uno stato di detenzione e soprusi costanti, inimmaginabili.
    Ma la violenza sionista non è solo fatta di coprifuoco, di muri che crescono e mangiano terre, villaggi, campi e fonti d’acqua,
    la violenza sionista non è solo bombardamenti, tank e cecchini,
    non è solo fosforo bianco e uranio impoverito,
    non è solo la morte, l’assenza di possibilità di curarsi, tumori e malformazioni dovuti agli armamenti usati,
    Israele non è solo quello.

    Il sionismo è quello che ieri ha portato 85 ulivi alla morte solo nell’area di Betlemme, estirpati da ruspe scortate da coloni armati e sorridenti,
    il sionismo è quello di questi ragazzi, tutti tifosi della più antica squadra di calcio israeliana,il Beitar,
    che entrati in un grande magazzino, usano la loro goliardìa da ultras deficienti, non per rubare qualche panino o maglietta,
    ma per una becera, nazista, incommentabile “caccia all’arabo palestinese”.

    Ed io non ho parole per descrivere queste cose,
    perché vedo gli occhi di mia nonna che mi raccontano degli anfibi tedeschi che marciavano,
    perché vedo il sorriso spaventato di qualche anziano a cui hanno minato la porta di casa e un pezzo di vita per rappresaglia,
    vedo quelle migliaia di bimbi polverosi cresciuti nei campi profughi nei paese adiacenti alla loro terra,
    bambini che crescono con il solo desiderio di poter un giorno cogliere le olive o le arance dei loro nonni.
    Spesso ignari che non ne esiste più traccia, e che al posto loro troverebbero i parchi divertimenti dei loro aguzzini.
    Israele è tante cose,
    è il miglior libro aperto di storia per capire il nazismo.

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    1. Ma a che serve ammorbare gli altri con i comizietti, copincollando le solite puttanate sul fosforo bianco (la scelta più idiota e demenziale se voglio sterminare qualcuno) e tutto il resto del repertorio per cerebrolesi indottrinati?

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    2. Il bello è che il simpaticone che copincollato questa vagonata di idiozie si è scordato di metterci anche le righi iniziali. Provvedo a riparare la (onestissima) dimenticanza:
      "A poche ore dalla strage avvenuta a Tolosa fanno ancora più rabbrividire queste immagini.
      Perché anche chi sa bene cos’è il sionismo, anche chi ha visto con i propri occhi questo tipo di violenza,
      non riesce mai ad abituarsi."
      Segue un video, che non si sa cosa sia perché rimosso dall'utente, ma che probabilmente dovrebbe far vedere quanto sono cattivi gli israeliani.

      Trovo decisamente interessante che chi assolve l'assassinio di ebrei in quanto ebrei si adonti quando viene definito antisemita.

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    3. Caro urzidil, oltre ad imparare a scrivere e a commentare capendo il contesto in cui si scrive, dovresti anche informarti sulla strage di tolosa, che non si tratta di antisemitismo ma di un pazzo fanatico che con la situazione israelo-palestinese nulla ha a che vedere, e quindi proprio per questo sono state da me omesse le prime inutili righe (avendo peraltro citato la fonte che chiunque può controllare!!!!). Per quanto riguarda il fosforo bianco hai detto una bella puttanata tu, caro ciccio, perchè il problema è che israele vuole annientare e cacciare il popolo palestinese ma ovviamente non ci tiene ad alzare il numero, decisamente alto allo stato attuale, di vittime per non apparire il carnefice ma piuttosto vittima innocente che si difende.

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    4. Caro anonimo, commento a partire dal contesto: tu copincolli un articolo in cui si parte dalla strage di Tolosa per lanciare una sequela di contumelie contro Israele: il collegamento non l'ho certo fatto io.
      Partire da una strage per lanciare accuse sulla parte (presunta) delle vittime significa giustificarla, secondo logica. Identificare tutti gli esponenti di un gruppo con alcune pratiche attribuite a quel gruppo significa essere razzisti, sempre secondo logica. Sostenere la giustificabilità dell'assassinio dei membri di questo gruppo solo in quanto tali, e non per eventuali colpe personali, significa incitare al genocidio, ancora secondo logica. Infine, quando si propugna tutto ciò verso gli ebrei in quanto ebrei, allora si è antisemiti, almeno secondo logica.
      Mi rendo conto che tu con la logica hai rapporto un po' conflittuale, dato che arrivi a sostenere che i cattivoni israeliani sarebbero così perfidi da usare armi che ammazzano poco per maggiore cattiveria, e che non ucciderebbero più palestinesi solo perché uccidendone di meno li annienterebbero meglio. A queste condizioni, francamente il dibattito si fa difficile.

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    5. @ urzidil
      Io l'avrei mandato a cagare e basta. Secondo logica, ci stava.

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  10. OT/

    Vatican will allow homosexual relations between priests.

    Ne consegue che è la castità coatta a favorire la pedofilia.

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