domenica 10 aprile 2011

Joe Hill promosso a Padre della Chiesa


Bob Dylan? “Sì, lo coinvolgiamo nientemeno che in una recensione riguardante uno dei massimi Padri della Chiesa, quel sant’Agostino a cui Dylan nell’album «John Wesley Harding» dedicò nel 1968 una canzone” (Agostino amato da Bob DylanIl Sole-24Ore, 10.4.2011). Ora, si può chiudere un occhio sul fatto che quell’album sia in realtà del 1967, ma è tutto il resto che non va, com’è del resto per molte delle sciocchezze che il cardinal Gianfranco Ravasi scrive e, più in generale, per l’intero inserto culturale del giornale della Confindustria da quando a dirigerlo non c’è più Riccardo Chiaberge.
“Ma ritorniamo alla canzone che inizia così: «I dreamed I saw saint Augustine» e che ha il suo apice nella ripresa successiva: «I dreamed I saw saint Augustine alive with fiery breath!». Dunque, Bob aveva sognato di vedere sant’Agostino «in carne e ossa che correva nei nostri quartieri in estrema povertà... e cercava anime che già erano state vendute, gridando forte: ‘Alzatevi, alzatevi! Venite fuori e ascoltate...’». E alla fine, ecco Dylan confessare ancora: «Ho sognato di vedere sant’Agostino, vivo di un respiro di fuoco» per aggiungere in conclusione un apocrifo martirio del santo, in realtà solo un incubo onirico: «Ho sognato di essere tra coloro che lo misero a morte! Oh, mi sono svegliato adirato, solo e terrorizzato..., ho abbassato la testa e ho pianto»”.

Tutto sbagliato, Eminenza, quel «saint Augustine» non è l’Ipponate. «I dreamed I saw saint Augustine» altro non è che una citazione di «I dreamed I saw Joe Hill» (testo di Alfred Hayes e musica di Earl Robinson, 1936), una ballata in onore del sindacalista e folksinger di origine svedese naturalizzato americano che fu condannato a morte, quasi certamente innocente dell’omicidio del quale era accusato, e giustiziato nel 1915. La citazione riprende il testo e (almeno per le prime dodici battute) anche la musica di quella ballata, in linea con l’intero album di Bob Dylan, che era senza dubbio un tentativo di fondere country e Bibbia (Piero Scaruffi ha scritto che “l’apparato retorico del suo passato, parabole e visioni, profezie e sermoni, veniva messo al servizio della nuova causa”). Per quanto confusa e vaga, l’ispirazione era senza dubbio religiosa, ma il «saint Augustine» che nella canzone di Bob Dylan risulta martirizzato non è Agostino d’Ippona, ma Joe Hill trasfigurato.


3 commenti:

  1. Ci vuole maestria anche a battere i calci di rigore.
    :·)

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  2. Sì ma pure Bob Dylan con le sue crisi mistiche, parte ebreo, poi diventa cattolico, poi ritorna ebreo... non teneva proprio un cazzo da fare

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  3. In realtà, Dylan dedica senz'ombra di dubbio a Sant'Agostino un'altra canzone, la famosa Mr. Tambourine Man, dove l'Ipponate è comunemente identificato con colui che dà il titolo al brano. La religione non è infatti l'oppio dei popoli?
    Bravo Ravasi! Hai visto giusto una volta ancora!

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