lunedì 7 marzo 2011

L’alleanza terapeutica

 
Non potrei mai dare della testa di cazzo a un collega, perché violerei le norme della deontologia professionale. Mi astengo, dunque, da ogni giudizio su chi ha firmato il comunicato dell’Amci (Associazione medici cattolici italiani) in favore della legge sul fine vita, e mi limito a sollevare qualche perplessità.
In primo luogo: “Nella realtà concreta della professione medica – c’è scritto – è più presente il rischio dell’abbandono piuttosto che quello dell’accanimento terapeutico”. E allora che senso ha fare una legge? Hanno ragione quanti affermano che non serve?
Di poi: “Le Dat non possono costituire un testamento vincolante per il medico curante il quale, ben attento alla relazione umana che lo lega al suo paziente, avrà sempre a cuore di rispettare l’alleanza terapeutica, fondamento della professione medica, tenendo conto, nell’assunzione delle proprie inalienabili responsabilità, delle volontà espresse dal paziente o dal suo fiduciario”. Le quali, tuttavia, alla faccia dell’alleanza, possono essere ignorate quando il paziente o il suo fiduciario esprimessero la decisione di non volere un tubo nello stomaco o un ago in vena. Aghi e tubi non sono attrezzi terapeutici? Non è accanimento terapeutico imporli contro la volontà del paziente? L’alleanza terapeutica non dovrebbe avere come base minima una concordata condotta del terapeuta?
 
Qui mi fermo, sennò finisco per violare le norme della deontologia professionale.
 
 

6 commenti:

  1. questi zombie per sopravvivere si aggrappano ai nostri corpi inerti

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  2. "In primo luogo: “Nella realtà concreta della professione medica – c’è scritto – è più presente il rischio dell’abbandono piuttosto che quello dell’accanimento terapeutico”"

    La mia esperienza di due anni in un reparto di medicina interna è sufficiente per dire che questa è una cazzata di proporzioni ciclopiche, con buona pace della deontologia professionale.

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  3. se il cattolico tende ad egemonizzare la società con le sue idee altro non c'è che il cercare di distinguersi, dichiarandosi, fare outing, magari con un distintivo sul camice "medico non cattolico", o creando un elenco di medici e farmacisti "non cattolici" in modo tale da :
    1) dare al paziente la possibilità di conoscere più a fondo il suo medico
    2) contarsi, finalmente, per vedere alla fin fine quanti sono veramente i sado/medici che preferiscono imporre la loro tortura ad un paziente che non la gradisce.

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  4. premesso che la percentuale di teste di cazzo è verosimilmente ugualmente distribuita nelle varie categorie professionali, ignoravo che la constatazione di tale evidente realtà nei vari casi specifici costituisse violazione delle norme deontologiche

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  5. Intervengo sempre più di rado perché sempre più di rado mi trovo in disaccordo con quello che scrivi; ma qui l'incipit è talmente geniale da necessitare di un plauso esplicito.
    Ti voglio bene, Malvi'!

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  6. Questi medici - che non frequentano le corsie e non hanno idea di come e quanto lavorino altri medici e il personale paramedico - dovrebbero semplicemente dedicarsi alla sarchiatura del deserto.
    Almeno potrebbero a ragione rivendicare l'inutilità del loro contributo alla società.

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