mercoledì 4 agosto 2010

Lasciare i radicali conviene in generale


Marco Pannella era amarognolo ma in fondo orgoglioso, nell’ultima conversazione domenicale con Massimo Bordin, nello scorrere la lista degli ex radicali che hanno fatto carriera (Francesco Rutelli, Gaetano Quagliariello, Benedetto Della Vedova, Daniele Capezzone, Peppino Calderisi, Elio Vito, Roberto Giachetti), ma ha dimenticato di citarne parecchi altri, altrettanto noti, ai quali l’abbandono della casa radicale non si può dire abbia fatto troppo male (Marcello Pera, Marco Taradash, Eugenia Roccella, Massimo Teodori, Francesca Scopelliti, Alessandro Meluzzi, ecc.). Lasciare i radicali conviene in generale, massimamente a fini di carriera, non ha importanza quale. A esempio prenderei una ex radicale delle meno note, prima portavoce di Di Pietro, poi di Velardi e ora di Formigoni.

6 commenti:

  1. e tu li hai lasciati o no?

    (oh, sarà che ti seguo a intermittenza, ma non ho mica capito se ti consideri dentro o fuori)

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  2. Mi devo preoccupare a non essere nella lista, neanche tra i meno noti? ;-)

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  3. Benedetto Della Vedova ha fatto carriera?

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  4. @ caporale
    Vi ho lasciato, ma non sono mai stato in carriera e perciò mi trovi solo qui.

    @ jimmomo
    Sì, ti devi preoccupare. Berlusconi è agli sgoccioli e Capezzone non t'ha dato neanche le briciole.

    @ formamentis
    Della Vedova ha uno splendido futuro davanti.

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  5. Di Giachetti però Pannella ha detto che non lo considera un ex.

    Alla lista degli ex radicali che hanno fatto carriera bisogna aggiungere Giorgio Stracquadanio.

    Come Taradash, è passato dall'antiproibizionismo al berlusconismo (ma ha fatto più carriera di lui).

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  6. viva gli ex radicali! a parte qualcuno, sembrano decisamente meglio loro di chi è rimasto

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