domenica 20 giugno 2010

Protasi


L’avviso di garanzia partiva nello stesso istante in cui Benedetto XVI diceva: “Il governo del vescovo sarà fruttuoso pastoralmente solo se godrà del sostegno di una buona credibilità morale che deriva dalla santità della sua vita”. Il nesso è cronologico – la tarda mattinata di sabato 19 giugno – e lo si direbbe casuale, ma “il caso è lo pseudonimo di Dio quando non vuole firmare” (Anatole France), meglio ancora, “è la forma che Dio prende quando vuole rimanere in incognito” (Jean Cocteau). Insomma, parrebbe che il cardinale Sepe sia chiamato – insieme – da Dio (o chi ne fa le veci in terra) a dar conto della sua credibilità morale dimostrando che la sua vita è santa, e dalla Procura di Perugia a dar conto che i favori fatti alla “cricca” non siano concorso in corruzione. Siamo certi che ci riuscirà.

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