mercoledì 24 marzo 2010

Tutte impressioni


Stefano Folli rileva che “rispetto al passato l’influenza diretta [della Cei sul voto] è senza dubbio minore” (Il Sole-24 Ore, 23.3.2010), ma non ne dà una spiegazione, e però ha senza dubbio ragione, perché questa è la sensazione pressoché generale: il centrodestra vanta con poca convinzione il veto che il cardinal Bagnasco ha posto sul nome della Bonino, come se il suo valore fosse solo simbolico; dal centrosinistra si levano lamentele assai flebili, quasi solo per contestare la strumentalizzazione di una pastorale assai più articolata, e ribadendo che “la Chiesa ha il diritto di parlare”; anche i laicisti più sensibili, pur lamentando che s’è trattato dell’ennesimo intervento a gamba tesa della Cei, sono meno incazzati del solito.
Nell’aria c’è la sensazione che, perdendo nel Lazio, il centrodestra possa cominciare a perdere tutto, e che questo è possibile, che Emma Bonino può vincere, e – incredibile !/? – anche se ha la Chiesa cattolica contro.

È che lo scambio di favori tra Berlusconi e le gerarchie ecclesiastiche hanno creato un legame forte, che ha un effetto di trascinamento reciproco, in salita ma anche in discesa; e la Chiesa cattolica non sta messa troppo meglio del centrodestra, fortissima ma in crisi strutturale. Chiesa cattolica e centrodestra stanno cominciando a capire che più di così non si può, e che da adesso in poi possono solo perdere posizioni. Più di così, il Papato può solo volere la restituzione dello Stato Pontificio, e il governo Berlusconi può solo decretare la soppressione del Parlamento, la fucilazione del Capo dello Stato e l’accorpamento dei dicasteri dell’Interno e della Giustizia. Né l’una, né l’altra cosa, né entrambe insieme sono impossibili, però adesso – niente di più – paiono meno probabili, e dunque si attende, di qua fremendo, di là tremando.
Niente di sicuro, tutte impressioni. Opposte e speculari.

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