giovedì 25 marzo 2010

All'anima de li mejo mortacci tua




“Trent’anni fa moriva monsignor Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, ucciso a sangue freddo mentre celebrava la Santa Messa vespertina nella cappella dell’ospedale della Divina Provvidenza” (Giulio Albanese – Avvenire, 24.3.2010).

“Un personaggio scomodo per il regime che governava allora lo stato dell’America Centrale, l’unico uomo capace di alzare la voce contro i crimini, le violenze, le persecuzioni che venivano perpetrate. L’unico capace di fare i nomi e cognomi scomodi dei signori della morte. […] Tra i suoi confratelli nell’episcopato spesso vi erano contiguità con il regime (come avveniva in tutti gli stati del centro e sud America sotto dittatura), ma Romero era un Vescovo innamorato del suo popolo che non poteva tollerare la situazione che vedeva sotto i suoi occhi. […] Spesso si è parlato di incomprensioni tra monsignor Romero e Giovanni Paolo II. Senza trovare giustificazioni, occorre però contestualizzare il tutto al clima degli anni Ottanta quando la Chiesa si trovava essa stessa a convivere nel clima di guerra fredda che contrapponeva Usa e Urss” (Edoardo Caprino – ffwebmagazine, 24.3.2010).

“È inconcepibile che qualcuno si dica cristiano e non assuma, come Cristo, un’opzione preferenziale per i poveri. [...] Prendiamo sul serio la causa dei poveri, come se fosse la nostra stessa causa, o ancor più, come in effetti poi è, la causa stessa di Gesù Cristo” (Oscar Romero, 9.9.1979).

“«Lei, signor arcivescovo, deve sforzarsi di avere una relazione migliore con il governo del suo Paese. Un’armonia tra lei e il governo salvadoregno è quanto di più cristiano ci sia in questi momenti di crisi. Se lei superasse le proprie divergenze con il governo, potrebbe lavorare cristianamente per la pace». Tanto insistette il Papa che l’arcivescovo decise di smettere di ascoltare e chiese di essere ascoltato. Parlò timidamente, ma deciso: «Ma, Santo Padre, Cristo nel Vangelo ci dice di non essere venuto a portare la pace, ma la spada». Il Papa fissò Romero negli occhi: «Non esageri, signor arcivescovo!»” (María López Vigil, Piezas para un retrato).

“Dentro le mura di questa Cattedrale riposano i resti mortali di Monsignor Oscar Arnulfo Romero, zelante Pastore che l’amore di Dio e il servizio ai fratelli portarono fino al sacrificio stesso della vita in forma violenta, mentre celebrava il Sacrificio del perdono e della riconciliazione. Per lui, come per gli altri venerandi Pastori che nel loro tempo hanno guidato il gregge dei fedeli salvadoregni, rivolgiamo la nostra preghiera a Dio giusto e misericordioso, affinché la sua luce risplenda in perpetuo su di essi, che si sacrificarono per tutti e invitarono tutti a ispirarsi a Gesù, che ebbe compassione delle moltitudini nel momento stesso in cui si impegnava a forgiare un mondo più giusto, umano e fraterno, nel quale vogliamo tutti vivere” (Giovanni Paolo II, 6.3.1983).

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